venerdì 18 gennaio 2013

"Mancarsi", Diego De Silva

"Mancarsi" è un romanzo breve (o un racconto lungo?) che parla di amore, solitudine e fatalità. Irene ha lasciato il marito perché si sentiva infelice, invece Nicola, pur avendo smesso di amarla da tempo, è rimasto con la dispotica e algida moglie Licia, ma, in seguito ad un tragico destino, è rimasto solo. I due cercano, ognuno a modo suo, di rifarsi una vita e di inseguire la tanto agognata felicità, e sarebbero perfetti l'uno per l'altra se solo si incontrassero. Infatti le loro vite scorrono parallele e a unirli non vi è che un piccolo bistrot, che entrambi frequentano ad orari sempre diversi. 
"Mancarsi" parte da un'idea di fondo molto bella, il racconto dell'amore nelle sue sfaccettature più autodistruttive, ma ha, a mio parere, due problemi di fondo: innanzitutto un linguaggio un po' troppo arzigogolato, con periodi lunghissimi e un utilizzo compulsivo degli incisi tra parentesi che, sinceramente, non apprezzo troppo nei racconti perché trovo che appesantiscano la narrazione e ne spezzino il ritmo. Il secondo problema è l'impressione, del tutto personale, che De Silva si fermi un po' alla superficie della storia, come se si limitasse a raccontarci solamente quanto di più evidente si possa dei due protagonisti e delle loro vite. La sensazione, soprattutto per Irene, è di avere a che fare con personaggi "bidimensionali", che avrebbero potuto essere presentati e investigati in modo più profondo ed empatico. Ed è proprio questo che mi è mancato durante la lettura: l'empatia. Non riuscivo davvero ad immedesimarmi con Irene o Nicola perché sentivo intorno a loro troppa indulgenza da parte dello scrittore e un'esagerata autocommiserazione da parte di loro stessi. Non mi ha convinta.

martedì 15 gennaio 2013

"Un giorno", David Nicholls

Emma e Dexter si incontrano il 15 luglio del 1988, il giorno della loro laurea all'università di Edimburgo. Sono due persone antitetiche, Emma è seria, intellettuale, impegnata e impacciata, Dexter è sicuro di sè, sbruffone, disilluso e immaturo. Eppure, grazie ad una notte d'amore trascorsa inaspettatamente insieme, tra i due nasce un'amicizia profonda e speciale, in cui i confini con l'amore sono spesso sfumati, e che li porterà a cercarsi e a rincorrersi per 18 anni. Nicholls ci racconta la loro storia narrandoci quel giorno all'anno in cui il destino sembra sempre volerli unire, il loro giorno, il 15 luglio. Oltre ad una storia d'amore e di amicizia quasi mai banale "Un giorno" è uno spaccato di vita di un'intera generazione: coglie il passaggio dall'università all'età adulta, segue la ricerca del lavoro e la rincorsa alle proprie ambizioni, ci incanta con i sogni realizzati e ci disillude con i compromessi necessariamente accettati. Poi in un attimo arrivano i 30 anni e con essi i matrimoni e i primi figli degli amici, la ricerca della stabilità e la rinuncia ai propri desideri, l'improvvisa illuminante comprensione che alcune vie sono ormai chiuse per sempre e che l'età in cui tutto sembrava possibile è ormai  inesorabilmente passata.
Poiché questa è la stessa fase della vita che sto attraversando, è ovvio che "Un giorno" mi abbia molto coinvolta e colpita. Mi aspettavo una storia d'amore semplicistica e banale, smielata e un po' "Harmony" e, invece, di scontato e semplice non c'è molto, su tutti i due protagonisti ("Em e Dex, Dex e Em"), così imperfetti e così "umani", che vediamo crescere ed evolversi lungo 18 anni di storia. Certo, c'è l'amore, sempre sottinteso tra i due protagonisti, ma  si tratta di un sentimento realistico, di come a tutti è certamente capitato di provare. Il realismo dell'opera va unito ad una scrittura brillante e ironica, molto British, che a tratti mi ha ricordato un po' Hornby. Provatelo e ne rimarrete piacavolmente colpiti, soprattutto se siete a cavallo dei 30.