Purtroppo il tempismo non è dalla mia parte nello scrivere di questo libro. Pochi giorni fa, infatti, "Stalin + Bianca" non ce l'ha fatta, e non è entrato a far parte della rosa di semifinalisti del premio Strega. Eppure è straordinario che un piccolo libro di un ragazzo giovanissimo come Iacopo Barison (classe 1988), edito dalla casa editrice indipendente Tunué nella collana Romanzi, curata da Vanni Santoni, sia stato nominato e preso in considerazione per un premio che molto spesso ha fatto dell'immobilismo e della convenzionalità il proprio marchio di fabbrica. Che le cose stiano finalmente cominciando a muoversi? Barison nonostante la giovane età ha già pubblicato un romanzo, apparso sul suo blog (Xanax & Co.), e collabora con minima&moralia. "Stalin + Bianca" prende il nome dai due protagonisti di questa storia: Stalin ha 18 anni, dei grandi baffi che gli sono valsi il suo soprannome, e un grave problema di gestione della rabbia. Ha solo due amici: Jean, un vecchio guardiano che in realtà lo sfrutta, e Bianca, una bella ragazza cieca, per cui Stalin nutre un amore platonico. Il ragazzo vorrebbe fare il regista, ma passa le sue giornate lavorando in un cinema multisala e svolgendo lavoretti per Jean, in una grigia periferia degradata e anonima. Dopo una violenta lite con il compagno della madre, convinto di averlo ucciso a causa della sua incontrollabile furia, Stalin decide di fuggire insieme a Bianca. Senza denaro e senza prospettive, i due ragazzi intraprendono un viaggio attraverso una nazione sull'orlo del baratro, in uno scenario quasi apocalittico, dove gli arcobaleni si sono estinti e con essi la speranza. Nessun luogo, nessun personaggio, eccezion fatta per i due protagonisti, viene nominato. Il Paese che i due ragazzi attraversano potrebbe essere l'Italia, oppure no, e l'apocalisse che la telecamera di Stalin immortala potrebbe essere il presente, oppure no. Tutto fa da sfondo alla storia di questo ragazzo. Ma non aspettatevi un romanzo di formazione o un viaggio della speranza: tutto appare immobile, statico. Nulla si evolve davvero, in primis non lo fa Stalin, e nel finale nessun arcobaleno compare a illuminare il suo cammino.
Questa storia molto triste e dai toni spesso claustrofobici, è scritta molto bene. Iacopo Barison scrive con grande talento e alcuni passaggi sono estremamente poetici. Fa un uso del dialogo davvero interessante e mai banale: i discorsi tra Bianca e Stalin, spesso sfociano in silenzi che vengono riempiti dai pensieri del ragazzo, ma il passaggio è tanto naturale che il ritmo della narrazione non subisce variazioni, e il flusso di coscienza è strumento necessario per dar voce al protagonista. Ciò che potrebbe migliorare la sua scrittura è solo un pizzico di naturalezza in più (dietro ogni parola si sente il lavoro e la ricerca minuziosa che l'autore ha compiuto, ma in alcune occasioni questo fa suonare l'intero passaggio poco naturale, vagamente forzato), ma l'esperienza di certo giocherà un ruolo decisivo in questo. "Stalin + Bianca" è qualcosa di molto nuovo e diverso per il panorama letterario italiano, è una boccata d'aria fresca, un romanzo dal respiro meno provinciale di molti libri che ogni anno vengono pubblicati nel nostro Paese. Di certo sentiremo ancora parlare di questo giovane scrittore, vi consiglio di tenerlo bene a mente.
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