Nicolai
Lilin è uno scrittore russo, naturalizzato italiano, con alle spalle una storia
incredibile di violenza che ha raccontato in diversi romanzi e racconti. “Educazione
siberiana”, edito da Einaudi nel 2009, è il suo romanzo d’esordio e racconta la
sua vita a Bender, in Transnitria, dalla nascita, nel 1980, ai 18 anni. Lilin è
nato e cresciuto nell’ambiente criminale degli Urka Siberiani, educato secondo i
principi ferrei di questo clan malavitoso. L’onore, le violenze, le scarse
prospettive di riscatto dei giovani siberiani, fuori e dentro le carceri russe,
vengono narrate dall’autore con un verismo crudo e tagliente. Le risse, gli
stupri, gli omicidi legati a vendetta e onore, sono all’ordine del giorno in
questo mondo che si fonda su regole rigide e su una propria precisa filosofia, i
cui principi basilari sono la profonda venerazione religiosa, il rispetto per
gli anziani e la famiglia, l’odio verso la legge e lo Stato, la sottomissione
completa al volere del gruppo criminale. A tratti l’impressione è che non si
possa trattare di una storia vera, tanto è assurdo, per noi che viviamo a
migliaia di chilometri, che certi episodi possano accadere a bambini e
ragazzini. I protagonisti del romanzo sono, come me, nati agli inizi degli anni
Ottanta e il mio istinto naturale è stato quello di pensare alla mia infanzia
candida e protetta mentre leggevo del primo coltello di Lilin, del carcere
minorile o di alcune efferate vendette. Insomma, il mondo di “Educazione
siberiana” è talmente vivido nella sua cruda e cieca violenza da sembrare
irreale.
“Educazione
siberiana” è un romanzo difficile da leggere. Ha una struttura molto complessa
fatta di flashback, digressioni, aneddoti, che si mescolano alla narrazione
principale appesantendola e rendendo difficoltoso seguirne le fila. Soprattutto
la parte iniziale del romanzo è molto pensante, con Lilin che snocciola tutte
le regole e i precetti Urka, mentre in seguito si fa più ritmato e te lo divori
in fretta. Il linguaggio è scarno e duro, ma mai volgare. Certo, la violenza
che viene descritta è veramente estrema, incredibile e difficile da affrontare.
In particolare ho trovato veramente faticoso procedere con la lettura di un
episodio di violenza in carcere minorile, per via delle descrizioni dettagliate
delle efferate torture subite da alcuni ragazzi, mi sentivo quasi male.
Tutto
sommato è un libro che segna e che, se si ha il coraggio, andrebbe letto per
conoscere un mondo lontano anni luce dal nostro e allo stesso tempo molto
vicino.
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