Chi era davvero Charles L. Dodgson, meglio
conosciuto con il suo pseudonimo di scrittore, Lewis Carroll? Simonetta Agnello
Hornby parte dalla fittissima corrispondenza di questo controverso artista per
risalire, attraverso l’espediente letterario della bella (e immaginaria) Ruth,
ormai trentenne, che torna a Oxford e tenta di fare luce sul proprio rapporto
di bambina con colui che chiamava Zio e che improvvisamente l’aveva abbandonata.
Un rapporto fatto di pomeriggi nel suo studio fotografico, ad essere baciata,
sfiorata, imbonita da infinite e straordinarie favole, nell’attesa degli scatti
studiatissimi del suo mentore. Dodgson, infatti, amava immortalare le numerose
“amichette” (bambine generalmente tra i 4 e 14 anni) senza veli, col tacito
consenso di genitori desiderosi di assecondare l’ormai famoso scrittore e i
propri capricci. Ma chi era veramente? Un pedofilo? Un benefattore? Un
eccentrico artista? Simonetta Agnello Hornby lascia al lettore l’ardua
sentenza. A leggere oggi di certe pratiche, per quanto mai spinte oltre il limite
della legge (per lo meno a quanto sia rimasto documentato, sia dallo stesso
scrittore che dalle giovanissime modelle che lo circondarono in vita, compresa
la famosa Alice Liddell, sua musa nella stesura del celeberrimo “Alice nel
paese delle meraviglie”) e sempre col consenso dei genitori, a me personalmente
si è accapponata la pelle. Vezzeggiare bambine in età prepuberale, ricoprirle
di baci, carezze e attenzioni come se fossero giovani adulte, per poi ritrarle
nude in pose più o meno conturbanti è ben oltre il limite del lecito, almeno
oggi giorno. Fa sorridere che anche i genitori delle fanciulle non se ne
avvedessero e che invece fossero ben lieti di prestare le loro figlie a certe
pratiche, per vanità e per fama. Il ritratto che emerge dalle pagine di “Camera
oscura” è quello di un uomo che, soprattutto in età avanzata, non riesce più a
discernere tra le sue due anime: il Charles L. Dodgson, professore di
matematica timido e balbuziente che passa notti insonni, roso dai pensieri
peccaminosi e dai sensi di colpa, e Lewis Carroll, fascinoso e affabulatore,
che parla come i personaggi dei suoi libri e gioca con bambine come se fosse un
loro coetaneo. Il libro fa emergere questo costante dualismo, questa esistenza
da Dr Jeckyl e Mr Hyde, tra opere di carità per istituti dediti alla difesa dei
minori maltrattati e l’ossessione per il corpo delle bambine.
Un bel libro ma forse un po’ corto,
soprattutto la storia di Ruth sul finale viene liquidata con un po’ di
faciloneria. Molto interessanti invece le traduzioni delle lettere di Dodgson
ai parenti delle sue amichette, in cui emerge tutta la sua capacità di circuire
adulti e bambini.
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