giovedì 13 giugno 2013

"Camera oscura", Simonetta Agnello Hornby


Chi era davvero Charles L. Dodgson, meglio conosciuto con il suo pseudonimo di scrittore, Lewis Carroll? Simonetta Agnello Hornby parte dalla fittissima corrispondenza di questo controverso artista per risalire, attraverso l’espediente letterario della bella (e immaginaria) Ruth, ormai trentenne, che torna a Oxford e tenta di fare luce sul proprio rapporto di bambina con colui che chiamava Zio e che improvvisamente l’aveva abbandonata. Un rapporto fatto di pomeriggi nel suo studio fotografico, ad essere baciata, sfiorata, imbonita da infinite e straordinarie favole, nell’attesa degli scatti studiatissimi del suo mentore. Dodgson, infatti, amava immortalare le numerose “amichette” (bambine generalmente tra i 4 e 14 anni) senza veli, col tacito consenso di genitori desiderosi di assecondare l’ormai famoso scrittore e i propri capricci. Ma chi era veramente? Un pedofilo? Un benefattore? Un eccentrico artista? Simonetta Agnello Hornby lascia al lettore l’ardua sentenza. A leggere oggi di certe pratiche, per quanto mai spinte oltre il limite della legge (per lo meno a quanto sia rimasto documentato, sia dallo stesso scrittore che dalle giovanissime modelle che lo circondarono in vita, compresa la famosa Alice Liddell, sua musa nella stesura del celeberrimo “Alice nel paese delle meraviglie”) e sempre col consenso dei genitori, a me personalmente si è accapponata la pelle. Vezzeggiare bambine in età prepuberale, ricoprirle di baci, carezze e attenzioni come se fossero giovani adulte, per poi ritrarle nude in pose più o meno conturbanti è ben oltre il limite del lecito, almeno oggi giorno. Fa sorridere che anche i genitori delle fanciulle non se ne avvedessero e che invece fossero ben lieti di prestare le loro figlie a certe pratiche, per vanità e per fama. Il ritratto che emerge dalle pagine di “Camera oscura” è quello di un uomo che, soprattutto in età avanzata, non riesce più a discernere tra le sue due anime: il Charles L. Dodgson, professore di matematica timido e balbuziente che passa notti insonni, roso dai pensieri peccaminosi e dai sensi di colpa, e Lewis Carroll, fascinoso e affabulatore, che parla come i personaggi dei suoi libri e gioca con bambine come se fosse un loro coetaneo. Il libro fa emergere questo costante dualismo, questa esistenza da Dr Jeckyl e Mr Hyde, tra opere di carità per istituti dediti alla difesa dei minori maltrattati e l’ossessione per il corpo delle bambine.
Un bel libro ma forse un po’ corto, soprattutto la storia di Ruth sul finale viene liquidata con un po’ di faciloneria. Molto interessanti invece le traduzioni delle lettere di Dodgson ai parenti delle sue amichette, in cui emerge tutta la sua capacità di circuire adulti e bambini.

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