lunedì 22 ottobre 2012

"Il profumo delle foglie di limone", Clara Sanchez


“Il profumo delle foglie di limone” è un romanzo controverso. Da un lato ci racconta una storia con un certo spessore emotivo, culturale e storico, dall’altro tende a scivolare in toni da romanzo rosa e con una serie di banalità un po’ troppo evidenti per i miei gusti (non ultimo lo stile della scrittrice che risulta decisamente lineare e canonico, un po’ come se si trattasse di un tema scolastico).
Sandra è una ragazza problematica che aspetta un figlio da un uomo che non è sicura di amare, non ha un lavoro né un apparente scopo nella vita. Decide di trascorrere l’autunno nella casa al mare della sorella, in Costa Blanca, per sfuggire dalla sua pressante famiglia e anche da se stessa e dai suoi dubbi esistenziali. È qui che la giovane donna incontra una coppia di gentili e simpatici vecchietti norvegesi, Karin e Frederik Christensen. I due decidono di assumerla come dama di compagnia di Karin e di ospitarla a casa loro. La ragazza, sola e senza prospettive, accetta di buon grado, ma ben presto si accorgerà che i due nascondono alcuni terribili segreti. È grazie a Juliàn, un ottuagenario venuto dall’Argentina per vendicarsi dei propri carnefici, che Sandra scoprirà che i Christensen e i loro amici altri non sono che ex gerarchi nazisti che hanno trovato rifugio sulle assolate coste spagnole, dove conducono una vita lussuosa ma defilata e dove godono i benefici di un misterioso elisir di lunga vita per cui sarebbero disposti a qualunque cosa.
La storia è a suo modo appassionante e anche la scelta della Sanchez di raccontarla a due voci, Sandra e Juliàn, è una scelta azzeccata, vista la differenza di età e di punti di vista dei due protagonisti la narrazione ne risulta arricchita. Tuttavia il mondo che ci dipinge è piatto: tutto è bianco oppure nero. I buoni sono buonissimi, i cattivi sono cattivissimi (ok, stiamo parlando di SS!). L’unico personaggio che sembra sfuggire a quest’ordine manicheo delle cose è il misterioso Alberto, ma sul finale prevedibilmente anche lui entrerà a far parte di una o dell’altra fazione. A questo si unisce una certa pretesa di attendibilità storica, per esempio inserendo il personaggio reale di Aribert Heim che vive su una barca attraccata in un porticciolo e va a comprare il pesce al mercato, che a tratti è un po’ troppo azzardato (a mio umilissimo parere). Per i miei gusti personali non sempre la semplificazione estrema porta a qualcosa di positivo. I personaggi e le situazioni nel complesso risultano appiattite, senza le sfumature che rendono ricca di sapori e colori la vita reale. Onore però al non aver scritto una consueta storia d’amore tra giovani, belli e magari poveri e ad anche concluso il racconto in modo non del tutto prevedibile. Anche l’attenzione prestata alle sensazioni e ai sentimenti di persone molto anziane è sicuramente molto apprezzabile.
Per concludere un enorme dubbio esistenziale che mi sono posta fino all’ultima riga del romanzo: ma cosa c’entrano ‘ste foglie di limone? Una tirata d’orecchi alla Garzanti per questa omologazione tutta italiana dei titoli dei best-sellers internazionali. Per la cronaca il titolo originale è “Lo que esconde tu nombre”.

martedì 2 ottobre 2012

"L'ombra del vento", Carlos Ruiz Zafon


Mi piace raccontarvi ogni volta come ho scelto di leggere un libro piuttosto che un altro. Di solito leggo ciò che mi ispira ma questa volta la “chiamata” non è arrivata troppo in fretta. Sono stata due giorni senza un libro sul comodino o nella borsa (cosa praticamente mai capitata prima, visto che di solito le mie “liste dei desideri” dei titoli sono pressoché infinite!). Invece, finito “Per grazia ricevuta”, ho avuto un blackout. Nessun libro mi catturava, nessuno mi sembrava quello giusto per tuffarmici. Allora sono ricorsa a quella famigerata lista dei “Cento libri imperdibili” che ogni tanto sbuca sui social network e tra i titoli non ancora letti mi è saltato agli occhi “L’ombra del vento”. È suonato finalmente il campanello dell’ispirazione, anche se non troppo convinto. Nel primo capitolo il giovane protagonista, Daniel Sempere, viene condotto dal padre in un luogo misterioso, una biblioteca in cui vengono conservati i libri caduti nell’oblio o andati perduti, il “Cimitero dei libri dimenticati”. Ecco, qui il campanello dell’ispirazione è diventato uno squillo di tromba: era il libro giusto. Pagina dopo pagina sono diventata prigioniera di una storia intricata, misteriosa e dolorosa. Daniel “adotta” uno dei libri dimenticati, “L’ombra del vento”. L’autore, Julian Carax, è stato ucciso in circostanze poco chiare e dopo la sua morte un uomo orribilmente sfregiato ha dato alle fiamme tutti i suoi romanzi. Daniel comincia ad indagare su Julian e la sua nebulosa vita, una ricerca che lo accompagnerà dall’infanzia all’età adulta, in un cammino di formazione che attraversa la bellezza e i misteri della Barcellona degli anni ’50. La vicenda in cui si imbatterà il ragazzo è inimmaginabile: una storia di amicizia viscerale, di rancore e di vendetta lunga una vita. Ma soprattutto Daniel scoprirà una storia d’amore impossibile che diventa ragione di vita e di morte.
 Uno splendido romanzo giallo che parla di libri e che arriva dritto al cuore (devo confessare che sul finale mi sono persino commossa!). Una lettura davvero piacevole e coinvolgente.