Parto dall’ottava opera
di Chiara Gamberale per cominciare aconoscere questa giovane scrittrice
italiana. Si tratta di una storia di donne che cercano una via di fuga dalle
proprie esistenze frustranti. Tea è un’attrice magrissima, bellissima,
protagonista dello sceneggiato televisivo più in voga del momento, “Testa e
Cuore”. Erica è una cassiera di banca con due bambini e un marito, che conduce
una normalissima vita tra infornate di biscotti e serate di fronte al
televisore. O almeno questo è quello che vedono l’una dell’altra quando si
incontrano, quasi quotidianamente al supermercato sotto casa. Erica compra
latte, lievito e farina per le torte, tagli di manzo per fare arrosti, cereali
per i suoi bambini, e osserva con invidia gli yogurt magri e gli hamburger di
soia dell’attrice. Pensa alla facilità della sua vita da star e vorrebbe
scambiare con lei il carrello. Ma non immagina che lo stesso vorrebbe fare
anche Tea che ogni giorno guarda alla “Signora Cunningham”, come le piace
chiamare la sconosciuta Erica, come un modello lontano ma che le piacerebbe
emulare, pensando che la sua vita sia serena e felice, con i suoi bambini e il
suo comune e anonimo marito. Lei è sposata con un regista e autore teatrale che
soffre di depressione, non condivide con lei il letto e che la denigra per il
suo lavoro televisivo e commerciale. Anche per questo ha un giovane e atletico
amante che non ha nulla in comune con suo marito. Erica invece ha subito un
duro shock a causa di una rapina a mano armata in banca e nella quale ha capito
che nella sua vita è scesa a troppi compromessi e ha fatto scelte dettate dalla
testa e non dal cuore. Invece di cercare di riscattarsi, cade in una depressione
muta e sorda, dalla quale fugge chattando su Facebook con un vecchio compagno
di liceo (del quale non si capisce se sia infatuata oppure no). Anche se i loro
carrelli della spesa sono agli antipodi, Tea ed Erica sono due donne accomunate
dalla ricerca di loro stesse, sono divise tra due mondi tra i quali non sanno
scegliere, sono due donne che stanno tentando di capire l’amore e con esso il
senso delle loro vite. Non basta la
fama, il denaro, la celebrità di Tea ma neppure la “famiglia del Mulino Bianco”
e la tranquilla stabilità di Erica. La differenza è che Tea sa perfettamente
ciò che desidera (l’amore del marito) ma non riesce a ottenerlo e per questo
tenta vie alternative alla felicità, mentre Erica è in uno stato confusionale
cronico.
“Quattro etti d’amore,
grazie” è un romanzo leggero e scorrevole, che si lascia leggere senza
pensieri, nonostante tratti temi abbastanza delicati. La Gamberale scrive in
modo piacevole e leggero, sa conquistare il lettore con abilità di comunicatrice
(più che di narratrice, forse) . Eppure, almeno nel mio caso, non arriva al
cuore, non tocca nervi scoperti. Una lettura indubbiamente piacevole ma che non
mi ha lasciato molto.
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