“La pioggia prima che cada” è un romanzo
del 2007 di Jonathan Coe. Non avevo mai letto nulla di questo scrittore
nonostante le insistenze di una mia carissima amica che lo ama molto. Ora che
vivo a 40 km da Birmingham, nelle sue Midlands, non potevo proprio più
tergiversare. E così mi sono lanciata in questa lettura davvero molto piacevole
e scorrevole.
Alla morte della sua anziana zia Rosamond,
Jill si ritrova col gravoso compito di rintracciare una misteriosa donna a cui
la zia era legatissima, Imogen, e consegnarle, oltre alla sua parte di eredità,
anche un misterioso pacco con sei audiocassette all’interno. La missione
purtroppo si rivela più complicata del previsto, Imogen sembra essere scomparsa
nel nulla e pochissime tracce della sua esistenza sono rimaste. Dopo mesi di
sconfortanti ricerche, Jill e le sue figlie, Catherine ed Elizabeth, decidono
di ascoltare i nastri lasciati da Rosamond: si tratta della minuziosa
descrizione di venti fotografie che Rosamond usa come espediente per narrare a
Imogen la sua storia e quella della sua cara amica e cugina Beatrix. Jill e le
sue figlie si ritroveranno ben presto perse in un racconto che attraversa mezzo
secolo, passando da Birmingham allo Shropshire e arrivando a Londra, per poi
fuggire lontano, in Canada, e le cui protagoniste assolute sono tutte donne:
Rosamond, Beatrix, Rebecca, Ivy, Thea, Ruth, per arrivare alla piccola, innocente
e sfortunata Imogen. Si renderanno ben presto conto dei segreti e dei misteri
racchiusi in questa storia complicata e triste, fatta di una serie di tragedie
concatenate di cui Rosamond, con la disperazione delle sue ultime ore di vita, cerca
di trovare un senso, anche se mai una giustificazione. Tra le sue parole si
capta la necessità di scorgere, tra le spirali dei destini, un nesso, un filo
logico, un perché a cui aggrapparsi per dare significato al tutto. Il mondo
descritto da Rosamond è un mondo di donne forti ma allo stesso tempo drammaticamente
fragili, donne in cerca di amore, che sembra sempre soluzione alla loro
fragilità ma che eppure resta sempre una chimera irraggiungibile, qualcosa di
irreale, come la pioggia prima che cada appunto.
Essendo il primo romanzo di Coe che leggo
non ho molti metri di paragone. Posso dire che mi ha davvero rapita, l’ho
divorato e l’ho amato moltissimo, anche se dal punto di vista emotivo mi ha
commossa fino alle lacrime. Le figure femminili che Coe ci racconta sono
crudeli, allo stesso tempo vittime e carnefici, ma tristemente vere. Ognuno di
noi in esse può trovare una parte di se stesso, vedere, come riflesse in uno
specchio, le proprie fragilità e le proprie meschinità. Il motore di tutto
l’universo che ci viene descritto è la ricerca dell’amore (e non solo quello
passionale), o la sua assenza, e questo rende ancora più semplice il processo
di immedesimazione. Si divorano le pagine di questo romanzo sperando che il
cerchio dei destini si spezzi e che la catena di dolore si interrompa in
qualche modo, ma proprio come nella vita reale, non sempre le storie finiscono
con un “E vissero per sempre felici e contenti”. Assolutamente consigliato.
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