Giorgio conduce una vita normale, quasi
banale. Gli manca un esame alla laurea in giurisprudenza, è fidanzato con
Giulia, che proviene dall’ambiente della Bari bene e con la quale trascorre le
sue serate in una sonnolenta routine. Una sera si intromette in una zuffa per
difendere un ragazzo che conosce appena, Francesco, e da quel momento la sua
vita cambia improvvisamente. Tra i ragazzi nasce una buona amicizia e Giorgio
comincia a frequentare sempre più assiduamente il nuovo amico. Ad unirli sono
una serie di partite a poker che Francesco trucca grazie alle sue doti di
prestigiatore e che fruttano ai due soldi facili. Inizialmente Giorgio è
titubante, per via delle implicazioni etiche e della voce della coscienza, ma
pian piano si fa prendere la mano dal gioco d’azzardo e dalla vita dissoluta
che conduce. Tra i due si instaura un rapporto quasi morboso, con Francesco che
domina del tutto Giorgio e lo spinge compiere qualunque azione egli abbia
deciso, dimostrando un’abilità impressionante non solo nel manipolare le carte
ma anche le persone. Ben presto l’adrenalina delle vittorie al tavolo da gioco
non basta più e i due si ritrovano ad affondare insieme verso
l’autodistruzione, Francesco senza mai un’esitazione, a testa bassa, e Giorgio
spezzato dal sensi di colpa che gli provoca la vista dei propri genitori,
spaesati e disperati per il suo improvviso cambiamento, ma incapace di
resistere alla volontà del suo amico.
Questo romanzo ha un pregio, ha un ritmo
davvero coinvolgente e non si può abbandonare la lettura finché non si arriva
al fondo, insieme ai suoi protagonisti. Questa narrazione così incalzante e
coinvolgente ha un che di cinematografico e non stupisce che Daniele Vicari ne
abbia tratto un film, nel 2008. Al di là della dipendenza dal gioco d’azzardo,
Carofiglio ci presenta una serie di personaggi ben riusciti, anche se
probabilmente Francesco risulta tanto abile nei raggiri, tanto crudele e freddo
da sembrare stereotipato. Il suo non mettere mai in discussione il proprio operato
lo rende forse un pochino monotono e bidimensionale. Il protagonista, Giorgio, con
la sua incapacità di trovare uno scopo nella vita e con il suo attaccamento a
un’amicizia malata, è molto più interessante, e in generale lo è anche il
concetto stesso di dipendenza che
attraversa tutto il romanzo, pur cambiando volto ogni volta. Un vero peccato è
la figura appena abbozzata di Giorgio Chiti, carabiniere che indaga su una
serie di stupri che sconvolgono Bari, ma che non viene approfondita abbastanza.
In generale è un romanzo piacevole e ricco
di pathos, con una prosa limpida e scorrevole, ma la mia impressione è che
molti argomenti vengano trattati e che nessuno venga davvero sviscerato fino in
fondo, fino alla sua causa ultima. Nell’insieme mi ha lasciato una sensazione
di superficialità.
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