Spesso amo dire che la mia anima è divisa
in due. Due sono i miei grandi amori: la letteratura, con cui riempio gran
parte del mio tempo libero, e la scienza, che è poi anche il mio lavoro. Sono
una chimica e passo il tempo a sollazzarmi con i romanzi. Tutto questo mi era
sempre parso contraddittorio (io che di solito tendo a vedere sempre tutto o
bianco o nero), finché non ho letto “Il sistema periodico” di
Primo Levi (che è e probabilmente resterà uno dei miei libri preferiti). Primo
Levi visse tutta la sua vita con la mia stessa contraddizione e da questa
scaturirono tra le più belle pagine della letteratura italiana. Ho quindi
imparato a convivere con i miei due mondi ed entrambi mi hanno resa quella che
oggi sono. La letteratura apre gli occhi sulla natura umana mentre la chimica
mi fornisce ogni giorno gli strumenti per capire la natura e il mondo che mi
circonda. Soprattutto credo abbia inculcato in me il desiderio di approfondire
le cose, di andare oltre la loro apparenza e cercare di capire i meccanismi
ultimi che regolano la mia vita e quella delle persone che mi circondano.
Oliver Sacks mette nero su bianco qualcosa di molto simile e per questo mi sono
lanciata con grandi speranze nel suo “Zio Tungsteno – Ricordi di un’infanzia
chimica”. Prima un po’ di biografia: Sacks, londinese di nascita e americano di
adozione, è un neurologo affermato che si è dilettato spesso nella scrittura di
romanzi (di solito ispirati dalla sua esperienza medica, cosa che in più di
un’occasione gli è valsa aspre critiche. Addirittura ne “I Tenenbaum” il
personaggio di Raleigh St. Clair, interpretato da Bill Murray, è la caricatura
di Sacks.). Ma fino all’adolescenza egli crebbe in un ambiente estremamente
scientifico e, in particolare, chimico. La sua numerosa famiglia infatti
annoverava svariati parenti impegnati nella matematica, nella chimica, nella
fisica, che durante la sua infanzia lo incuriosirono e gli diedero strumenti
sensazionali per comprendere queste branche. In particolare lo zio Dave, che dà
il titolo alla autobiografia, era esperto di metalli e usava queste sue
conoscenze nella sua fabbrica di lampadine a filamento di tungsteno. Grazie
allo zio e agli esperimenti in un piccolo laboratorio artigianale (ma da fare
invidia ai laboratori delle università italiane, sigh…), Oliver scopre i
metalli e le loro proprietà, seguendo le trame affascinanti della storia della
scoperta degli elementi. La storia personale di Sacks diventa pretesto
letterario per condurre il lettore alla scoperta della chimica e la sua
evoluzione, dagli alchimisti fino alla chimica quantistica.
Il libro è molto interessante ma può
risultare pesante. Spesso le teorie riportate sono spiegate sì in modo
semplicistico, ma richiedono comunque una qualche infarinatura per essere
comprese. La cosa che probabilmente mi è piaciuta meno del libro è la figura
stessa di Sacks, un ragazzetto asociale, un po’ spocchioso e parecchio saccente
(per stessa ammissione dell’autore alla fine del romanzo). Probabilmente anche
parecchio viziato dato che gli fu data la possibilità di costruire in casa un
vero e proprio laboratorio chimico a meno di dieci anni (i genitori medici
probabilmente erano parecchio impegnati nel lavoro perché oltre ad essere
un’attività non propriamente ludica, poteva risultare anche estremamente
pericolosa). L’altra pecca che ho notato è che la mia scienza, la chimica, mi è
sembrata discosta dalla realtà, una scienza analitica e spesso pericolosa, dai
termini difficili e racchiusa in libri polverosi e dai titoli altisonanti, una
scienza spogliata della poetica bellezza che invece Primo Levi le sapeva
attribuire. Sacks probabilmente non ha le stesse doti narrative di Levi, ma il
risultato è che da scienza davvero capace di spiegare la vita e l’universo
assume invece l’aspetto di una noiosa manfrina per pochi eletti.
Credo che sia un buon libro ma più adatto
a chi ha studiato materie scientifiche o ne è appassionato, per gli altri
potrebbe risultare un tomo di difficile digestione. Per tutti coloro che non lo
avessero ancora letto, per capire meglio a cosa mi riferisco, leggete
assolutamente “Il sistema periodico” di Levi, non ve ne pentirete.
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