sabato 4 gennaio 2014

"Il petalo cremisi e il bianco", Michel Faber

Sugar è la prostituta più famosa nella Londra del 1874. Tutti la desiderano, nonostante alcuni difetti fisici gli uomini impazziscono per questa diciannovenne perché non dice mai di no ai suoi clienti e sembra conoscerli nel profondo, comprendendo i loro più segreti desideri e i più nascosti pensieri. William Rackam è un giovane rampollo in difficoltà economiche, estromesso dall'azienda del padre, un ricco profumiere, a causa della sua inettitudine, e sposato con Agnes, una ragazza affetta da una misteriosa malattia che le causa sbalzi di umore e comportamenti imbarazzanti. Una notte, scorato e depresso per la sua vita mediocre e insignificante, cerca consolazione tra le braccia di Sugar, nel bordello di Mrs Castaway. Ammaliato dalla giovane prostituta, William decide di dare una svolta alla propria vita: prende in mano l'azienda del padre e, una volta raggiunto il successo professionale, riscatta Sugar, facendone dapprima la sua concubina poi l'istitutrice di sua figlia Sophie.
"Il petalo cremisi e il bianco" è un romanzo che riassumerei con l'aggettivo "contraddittorio". Michel Faber ha impiegato molto tempo a scrivere questa storia e questo traspare dalle accurate descrizioni della Londra di fine Ottocento, dagli spaccati di vita quotidiana, sia dei poveri che dei ricchi borghesi. Cibi, abiti, abitudini vengono descritte con cura maniacale, quasi come se si trattasse di un saggio. E proprio per questo motivo salta ancora più all'occhio il contrasto tra lo scenario e i personaggi, che invece sono parecchio in contrasto con i tempi. I protagonisti sono infatti distanti dai tipici personaggi di fine Ottocento, appaiono decisamente troppo moderni. La stessa Sugar è una vera e propria contraddizione. Come poteva una prostituta diciannovenne nel 1870 a essere autodidatta, colta e istruita? E come poteva un ricco borghese portarsi in casa la propria amante e addirittura affidarle l'istruzione della propria figlia? Un'altra caratteristica parecchio evidente riguarda le figure femminili che tendono ad essere divise in due categorie distinte: o prostitute (di professione o di vocazione) o caste e pazze. Il tratto che le unisce è però di non essere mai personaggi del tutto positivi. La palma del personaggio peggiore però la vince senza dubbio Rackam stesso che viene descritto in modo totalmente negativo da Faber e che a causa delle sue azioni deve subite una lenta ma inesorabile e totale sconfitta. 
Dal punto di vista della scrittura Faber passa da un linguaggio molto ricercato e forbito ad uno tremendamente scurrile. Il pretesto letterario iniziale non rientra nei miei personali gusti di lettrice: l'autore si riferisce direttamente al lettore, guidandolo per le vie di Londra e mettendolo in contatto con i personaggi. La trovo una scelta che tende ad appesantire la narrazione.
In generale è una storia avvincente, che cattura il lettore e non manca di certo di originalità. Alcuni elementi, tuttavia, rendono il romanzo poco credibile. 

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