Sono sinceramente un po' delusa da questo breve saggio. Ho cominciato a leggerlo con entusiasmo e piena di aspettative visto cosa sta accadendo in giro per tutto il mondo … Non c’è Paese in questo momento che non sia interessato da proteste, rivolte e occupazioni di varia entità e violenza. Le motivazioni sono diverse: nel mondo occidentale si sta mettendo in dubbio di un modello socio-economico che si è dimostrato fallimentare, nel mondo mediorientale e orientale ad essere contestato è un modello politico che troppo spesso ha assunto contorni dittatoriali e repressivi. Indubbiamente il valore del libro è correlato alla figura dello scrittore, Stephane Hessel, un partigiano francese (ma nato in Germania) durante l'occupazione nazista della Francia. Quest'uomo di 93 anni, ha scritto questo saggio con lo scopo di spiegare i valori della Resistenza alle nuove generazioni e per motivarle a combattere le ingiustizie e le brutture del mondo. La sua teoria è che ognuno dovrebbe trovare nella realtà che lo circonda qualcosa di tanto sbagliato e ingiusto da riempirlo di indignazione e da fare di lui un combattente, un partigiano degli anni Duemila. Quest’idea alla base della narrazione è molto interessante, regala al lettore numerosi spunti di riflessione e di discussione, ed è di particolare attualità in questo momento storico di proteste e di radicali cambiamenti all'interno della società. Il suo valore aggiunto risiede nel fatto che la sua pubblicazione è avvenuta mesi prima della vera e propria nascita dei movimenti degli “Indignati” e delle proteste della primavera araba. Il problema è però che il flusso narrativo risultata spesso pesante e non lineare, alcuni passaggi sembrano scollegati. Insomma, per i "veri combattenti" e per coloro che sentono di essere potenziali “Indignados” è una lettura essenziale, ma rinunciando alle aspettative stilistiche!
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