“Cassandra” è uno dei libri di maggior complessità, profondità e grazia che mi sia mai capitato di leggere. Cassandra è stata fatta prigioniera da Agamennone e ora si trova a Micene, in attesa che Clitemnestra uccida il marito per poi togliere la vita all’illustre prigioniera e ai suoi bambini. Cassandra trascorre quelle che sa essere le sue ultime ore ripercorrendo e narrando a se stessa, alla serva Marpessa e al suo amato e ormai lontano Enea, la sua storia: l’infanzia felice con i fratelli nella cittadella di Troia, il sacerdozio, la guerra ed infine la sciagura che colpiranno la sua città. Il tutto viene catturato in un flusso di coscienza trascinante e serrato, in cui Cassandra e il lettore si perdono, sbalzati nei luoghi e nei tempi di una vita costellata di laceranti contrapposizioni. C’è la società matriarcale presieduta da Ecuba, e perpetrata dalle donne che vivono nascoste nelle grotte lungo lo Scamandro, che si scontra con il potere forte del marito Priamo, con il potere degli uomini in guerra; il mondo onirico di Cassandra e delle persone che la circondano che cozzano con la realtà dei fatti, sempre più cupa. E poi le tradizioni e l’orgoglio troiano che resistono in apparenza ma che sono sopraffatti dalla sconfitta e dagli errori dei propri regnanti. Il ruolo sacerdotale della protagonista che la rassicura ma che al tempo stesso la conduce ad una completa perdita della propria fede. La sua relazione carnale con il sacerdote Pantoo contrapposto al suo amore incondizionato per Enea. Ma soprattutto la vita di Cassandra si fonda su un dualismo insolubile: il suo desiderio di conformarsi, essere accettata, rientrare nel circolo di Priamo e della società troiana, e il suo istinto sempre più forte ed incontrollabile di opporvisi, di diventare voce dissonante all’interno della sua casa. Una risposta ad una vita spezzata dalle contraddizioni sembra giungere solo nel momento della sciagura, quando nulla è più recuperabile. Si tratta di una storia dalla trama semplice ma che nasconde tra le righe un substrato di una complessità ineguagliata: come non vedere nelle mura di Troia, che via via diventano gabbia per Cassandra, il muro di Berlino? E non si sente forse nelle domande della veggente sul proprio ruolo un investigare il ruolo della scrittrice da parte della Wolf? E poi la riflessione sulla guerra e le sue atrocità, che paiono essere indispensabili e divertenti per il maschio (come asserisce la regina delle amazzoni Pentesilea prima di essere trucidata e oltraggiata da Achille “la bestia”).
È un’opera straordinaria e che riesce ad indurre il lettore ad interrogarsi sulle proprie battaglie interiori e a trovare una sempre nuova chiave di lettura nel flusso di coscienza della sventurata Cassandra, come a dire che in ognuno di noi in fondo vi è un po’ di lei.
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