Era un pezzo che non andavo al cinema e ho democraticamente imposto alla mia dolce metà di vedere “Midnight in Paris”. Ovviamente lui avrebbe preferito un bel film di azione, possibilmente in stile epico (vedi “Immortals”) e mi ha assecondata parecchio a malincuore accusandomi di essere la solita “radical-chic”. È vero, lo stile inconfondibile del vecchio Woody a gran parte degli spettatori non risulta proprio leggero e fruibile, ma la combinata di Parigi (la mia città del cuore) e artisti che in essa hanno trovato ispirazione non poteva che attirarmi. La trama è molto semplice e a tratti forse un po’ debole: Gil è uno sceneggiatore di Hollywood innamorato di Parigi e del fervente ambiente culturale che l’ha caratterizzata negli anni Venti del Novecento. Durante un soggiorno nella Ville Lumière, insieme alla ben poco simpatica futura moglie Inez, Gil si imbatte in una sorta di mondo parallelo in cui (a mezzanotte in punto) viene catapultato nella Parigi dell’epoca che egli tanto ama. Qui ha la possibilità di incontrare le più grandi menti di tutti i tempi: Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald con la sua Zelda, Gertrude Stein, Salvador Dalí, Pablo Picasso, Henri Matisse, T. S. Eliot, Luis Buñuel, Cole Porter. Il viaggio nel tempo avviene senza effetti speciali, ma con naturalezza, quasi che la vera trasformazione non fosse tanto attorno a Gil quanto dentro di lui. Egli infatti trova in questa avventura nel tempo una fuga da un presente frustrante e insoddisfacente. La nota di merito all’intera pellicola a mio parere risiede proprio in questo viaggio interiore del protagonista che, ad ogni nuova avventura negli Anni Venti, si avvicina sempre più a comprendere i problemi del presente, e che nel finale lo porta a scegliere di non fuggire dalla dura realtà ma di restare nel presente e qui tentare di cambiare in meglio la sua sorte. Sicuramente la trama è un po’ sempliciotta come anticipato, ma per chiunque ami (come faccio io!) Parigi, la cultura, la letteratura, la musica e l’arte, non può che essere un film carino e divertente. Ovviamente se manca un certo tipo di background culturale seguire le vicissitudini di Gil e le sue peripezie tra salotti culturali e feste modaiole può risultare complicato. Se può rincuorare i più scettici però anche il mio fidanzato, ben poco radical-chic, ha apprezzato il film. Da vedere!
PS: per i più maligni il prezzo del biglietto potrebbe essere ripagato dal veder recitare la Première Dame Carlà... INTOLLERABILE!
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