giovedì 22 dicembre 2011

“Dieci piccoli indiani” Agatha Christie

Ho deciso di leggere questo libro per prendermi una sorta di “pausa emotiva” dopo “Cassandra”, che mi aveva molto provata, quasi prosciugata (mi ha fatta piangere molto e con i libri mi capita di rado!). Quale miglior lettura di un distensivo giallo alla vecchia maniera? Comincio dicendo che Agatha Christie è sempre Agatha Christie. È impensabile immaginare un qualunque altro scrittore descrivere un delitto efferato e poi subito dopo servire un the delle cinque ai suoi personaggi senza cadere nell’ironia o nello splatter. Lei invece ci riesce con tranquillità, con naturalezza.  La sua classe e il suo sottile umorismo britannico non hanno uguali.
“Dieci piccoli indiani” è stato scritto nel 1939 e, non fatevi ingannare, il titolo è assolutamente fittizio. L’originale è “Ten little niggers” e infatti all’interno del romanzo questi benedetti indiani non compaiono mai, bensì sentirete parlare spesso dei “negretti”. Questo perché ovviamente “nigger” ha un’accezione razzista e dispregiativa, ma la cosa curiosa è che solo il titolo è stato modificato e non il testo. Una decisione assai stramba ma si sa, le scelte dei traduttori spesso sono discutibili. Quest’opera rappresenta un’evoluzione del modello di giallo a “camera chiusa” classico, già visto nel noto “Assassinio sull’Orient Express”. In questo caso però è assente la figura dell’investigatore, del personaggio super partes di cui non si sospetta e che mantiene un certo ordine e un certo grado di giustizia. In questo romanzo non ci sono investigatori ma solo dieci personaggi, apparentemente comuni e banali, che si incontrano su una piccola isola, Nigger Island. Ben presto si scoprirà che tutti sono caduti in una trappola escogitata per eliminarli ad uno ad uno e per far loro espiare una serie di omicidi per i quali non sono stati puniti dalla legge ordinaria. La tensione cresce via via che gli omicidi si susseguono, sul ritmo di una poesia per bambini intitolata “Dieci negretti” e alla quale l’assassino si ispira nella sua sequenza di orrori. Nessuno è al di sopra di ogni sospetto, tutti indagano e si osservano, mentre meditano sulle colpe da loro commesse e nascondono, anche a loro stessi, molte verità. Il concetto di camera chiusa estremizzato crea nel lettore un’inquietudine che difficilmente si trova in altri romanzi della Christie. Una nota: è impossibile capire l’assassino, non ci provate, al massimo potreste sospettarlo! 

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