Frederic Henry è un giovane americano che, durante il primo
conflitto, presta servizio volontario nell’esercito italiano come autista di
ambulanze. Accampato con i gradi maggiori a Gorizia conosce, per mezzo del suo
amico medico Rinaldi, la bella e strana Catherine Barkley (citata, per chi volesse saperne di più, anche in una lettera di J.D. Salinger allo stesso Hemingway, per via dell'epicità del personaggio stesso), un’infermiera inglese con la
quale comincia a frequentarsi nel tempo libero. Se in un primo momento
la guerra sembra solo un eco lontano di detonazioni oltre le montagne, e la
vita del protagonista trascorre, nel limite del possibile con tranquillità, la
sua presenza e la sua intensità crescono di giorno in giorno fino al ferimento
di Frederic sul Carso. In seguito all’incidente il protagonista trascorre una
lunga degenza a Milano ed è qui che sboccia con la bella Catherine un amore
profondo e disperato. Frederic torna al fronte proprio in concomitanza con la
disfatta di Caporetto e partecipa alla tragica ritirata dell’esercito verso
Udine. La drammaticità di quei momenti, la violenza della guerra e la miseria
dei suoi protagonisti convincono il tenente Henry a disertare e a tornare da
Catherine. I due riescono a fuggire in Svizzera, ma come ogni grande e epico
amore, il destino si oppone.
“Addio alle armi” è stato uno dei romanzi più cari ad
Hemingway ed anche uno dei più sofferti, com’egli stesso racconta in una nota
introduttiva. La vicenda è liberamente ispirata all’esperienza dello scrittore
come autista di ambulanze in Italia durante la prima guerra mondiale e alla rovinosa
ritirata in Tracia del 1922, alla quale assistette come giornalista. Il
leitmotiv dell’intero romanzo è da un lato lo spirito antibellico, che cresce
durante lo svolgersi della trama, ma anche l’amore disperato e totalizzante dei
due protagonisti. Il disgusto per la guerra viene espresso non solo dal
protagonista ma anche dai soldati italiani che egli incontra al fronte e
durante la ritirata. Essi sono convinti che gli italiani odiano quella guerra e
che il pensiero opposto si può trovare solo nella propaganda. Per questo motivo
(oltre che per la poco eroica descrizione del comportamento dell’esercito
italiano durante la ritirata e ad una presunta antipatia personale di Mussolini
per Hemingway, nata dopo ad un’intervista del 1922) il libro fu bandito dal
regime fascista e Fernanda Pivano, traduttrice di una versione clandestina, fu
arrestata nel 1943 a Torino. Come anticipato il secondo grande tema del romanzo
è l’amore. Questo è il mezzo del protagonista per sfuggire alle brutture della
guerra ed è vero e proprio mondo parallelo in cui rifugiarsi. Il pathos ma
anche la sensazione di drammaticità crescono di pagina in pagina fino al
tragico epilogo. La grandezza di Hemingway sta non solo nel riuscire ad
incutere queste sensazioni di angoscia e inquietudine nel lettore pur egli
restando neutrale narratore, ma anche nel suo inconfondibile stile che riesce a
risultare scarno e giornalistico e allo stesso tempo ricco di minuzie e
particolari preziosi. “Addio alle armi” rappresenta un vero e proprio manifesto
della cosiddetta Generazione Perduta, che rinuncia all’eroismo, alla gloria e
alla fine non riesce a convivere neppure con l’amore.
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