Non è facile scrivere qualcosa su "Il tempo è un bastardo". Ci sono troppe cose da dire ed è veramente complesso capire cosa sia davvero fondamentale far sapere a chi segue questo blog. Ogni pagina di questo capolavoro rappresenta un fiume in piena che scorre e tutto trascina e muta. La trama si potrebbe semplicisticamente ricondurre ad un fitto intreccio di storie e vite che si intrecciano, destini che si incrociano e si perdono nei modi più imprevedibili. Il tutto è incentrato sullo scorrere del tempo, lento, inesorabile. Il suo flusso inarrestabile si coglie nelle vite dei numerosi personaggi, nella loro crescita, nel loro invecchiare, ma anche nel ritmo stesso del romanzo, in ogni parola, in ogni pausa, in ogni paragrafo che sapientemente la Egan ha scelto. Il tempo che scorre è nel ricordo di una notte lontana di Alex, nella metamorfosi fisica di una rock star in declino, negli oggetti rubati e conservati da Sasha, nel sole che tramonta e che si ferma per un istante dentro ad un cerchio di fil di ferro. La vita in questo romanzo viene descritta come una serie di eventi apparentemente insignificanti che si susseguono, si accumulano, si incastrano gli uni negli altri, fino a creare una fitta rete di destini che inaspettatamente si incontrano e si influenzano vicendevolmente. I personaggi, numerosi, particolari, sono descritti nel dettaglio e, quasi sempre, sono uniti da un destino doloroso che li ha visti sconfitti. Le cause del dolore sono numerose ma a dominare è quasi sempre l'incapacità di comunicare con le persone che ci circondano e che amiamo.
Jennifer Egan è riuscita a conquistarmi. Non riuscivo assolutamente a smettere di leggere e allo stesso tempo un senso di ansia, un'angoscia profonda si annidavano in me, riflesso dei sentimenti e degli stati d'animo descritti nel romanzo. Solo i libri di Murakami, McEwan e Franzen erano riusciti fino ad ora a suscitare sensazioni del genere in me (o per lo meno di questa intensità). C'è poco altro da aggiungere: leggete assolutamente "Il tempo è un bastardo" e capirete perché ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa e il National Book Critics Circle Award.
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