In questo racconto
breve il premio Nobel Nadine Gordimer affronta il tema della ricerca della
propria identità in un Paese che sta cercando se stesso dopo anni di Apartheid.
In Sudafrica il professore universitario Frederik Morris si appassiona alla
storia del suo bis-nonno arrivato in Sudafrica per fare fortuna con i diamanti
e ritornato in Inghilterra dopo 5 anni passati in Africa. Il dubbio di Frederik
è che durante quegli anni trascorsi lontani dalla moglie, il suo avo possa aver
conosciuto altre donne africane e che egli possieda cugini di vario grado dalla
pelle scura. Si mette quindi alla ricerca di propri omonimi a Kimberly (zona di
intensa estrazione di diamanti, come testimonia il Big Hole). La ricerca è
disperata e i frutti impossibili da cogliere ma è un bisogno viscerale di
creare nel proprio Paese radici che non si possiedono, sentirsi parte di quella
che è una maggioranza (seppur svantaggiata) a condurre Frederik. Pensare di
essere per un sedicesimo nero fa sentire il protagonista integrato e
soprattutto legittimato nelle scelte e nelle lotte di gioventù contro
l’Apartheid, come se in parte essere africano lo rendesse più degno di
combattere quella battaglia.
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