Il io primo incontro con Elizabeth Strout non può che essere
definito una folgorazione. Erano mesi che mia madre mi consigliava di leggere
un libro meraviglioso che aveva acquistato per caso, “Olive Kitteridge”, ma io
continuavo a scordarmi di metterlo nella mia personale lista dei libri da
leggere assolutamente. Poi un’amica mi ha fatto un regalo inaspettato: di
ritorno dal Salone del Libro di Torino mi ha portato in dono una copia
autografata di “Amy e Isabelle” (dicendomi “So che tu la apprezzerai”). Non
solo: ha trascorso un pranzo intero a decantarmi lo stile e la scrittura di
questa adorabile signora americana e a parlarmi in tono entusiastico dell’incontro
avvenuto al Salone tra lei e Paolo Giordano, che l’ha insignita del premio
Mondello. Ovviamente ora l’ispirazione era arrivata e mi sono buttata immediatamente
e a capofitto nella lettura di questo primo romanzo della Strout.
Amy e Isabelle sono una figlia e una madre della provincia
americana degli anni Sessanta. Il loro rapporto (descritto come una linea nera
che le collega e che si tende e si allenta ma mai si spezza) è esclusivo,
profondo, a tratti opprimente. È una vita madre-figlia piena di segreti e omissioni,
piena di aspettative e di continui rimproveri, caratterizzata da momenti di
intolleranza e stizza che si alternano al bisogno estremo e viscerale l’una
dell’altra. È un amore tanto profondo da risultare soffocante e la Strout ce ne
descrive ogni possibile sfumatura, come se questo sentimento fosse una
tavolozza colma di colori, dai più brillanti ai più scuri, che si mescolano tra
loro in modo imprevedibile.
Amy e Isabelle sono due facce di una stessa medaglia, sono
due donne così diverse ma anche estremamente simili. Più le dinamiche della
vita le allontanano più il loro rapporto diventa necessario e claustrofobico.
La grandezza di questo romanzo sta nella capacità
descrittiva della Strout: ogni minimo dettaglio viene catturato e dipinto dalla
penna delicata, raffinata e preziosa di questa scrittrice. Questa eccezionale qualità
di scrittura e descrizione è ciò che rende il lettore parte integrante della
storia: ci sembrerà di essere con Amy e Stacy nel bosco dietro la scuola all’ora
di ricreazione a fumare e mangiare crackers, o di stare seduti nel caldo
opprimente dell’ufficio di Isabelle, di assistere ai discorsi oziosi delle
segretarie, di percepire il sudore caldo e appiccicoso sul volto buono di Fat
Bev. Il quadro che la Strout abilmente dipinge è fatto di suoni, odori,
sensazioni, segreti più o meno grandi che tutti gli abitanti della quieta
cittadina di Shirley Falls nascondono dietro la spessa coltre delle apparenze
perbeniste tipiche della provincia americana.
“Amy e Isabelle” è davvero uno
splendido romanzo al femminile e la Strout una scrittrice di eccezionale
talento. L’unico rammarico è che al momento abbia scritto solamente tre
romanzi.
Bel commento! Ho letto questo libro 3 anni fa...ma in 3 anni di lettura forsennata i gusti cambiano e probabilmente adesso lo apprezzerei maggiormente... soprattutto adesso che sto leggendo "Olive Kitteridge" e lo considero un capolavoro!
RispondiEliminaLa Strout non mi delude mai, scrive divinamente. E sono d'accordo sul fatto che in 3 anni i gusti cambiano. Io sono convinta che ogni libro vada letto al momento giusto: quello in cui siamo pronti a recepirne a pieno il messaggio, in cui le parole vanno a toccare le corde giuste. Un'alchimia "libro-lettore" che non sempre si crea facilmente (per questo sento sempre una forte responsabilità nel consigliare letture. Ciò che ho amato, andrà dritto al cuore di qualcun'altro?)
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