sabato 19 maggio 2012

"La Mennulara", Simonetta Agnello Hornby

Il 23 settembre 1963 muore a Roccacolomba, Sicilia, Maria Rosalia Inzerillo, detta La Mennulara. È lei la protagonista di questo romanzo d’esordio della scrittrice Simonetta Agnello Hornby, anche se, per l’intera storia ci sarà possibile conoscerla, scoprirla e capirla solo attraverso i racconti degli altri personaggi. La Mennulara è stata per anni la cameriera di una ricca famiglia di Roccacolomba, gli Alfallipe. Entrata al loro servizio all’età di 13 anni, è stata dapprima sguattera, poi cameriera personale della padrona, Lilla Alfallipe, ed infine, grazie alla sua straordinaria intelligenza, amministratrice di tutti beni della famiglia. Alla sua morte gli Alfallipe rimangono delusi dall’assenza di un testamento ma cominciano a ricevere lettere dalla morta, che li guida in una sorta di caccia al tesoro che li condurrà alle ricchezze che ha accumulato durante la sua misteriosa vita. In paese si scatena una vera e propria corsa al pettegolezzo in cui tutti, dai poveri ai più ricchi, parlano, discutono e giudicano la Mennulara e la famiglia per cui ha lavorato, nel disperato e vano tentativo di ricostruire la vita di questa donna chiusa e scontrosa. È proprio grazie ai ricordi, ai racconti, alle lettere dei vivi (e dei morti) che anche il lettore scopre e conosce le sfaccettature della Mennulara: “criata” onesta e proba che ha servito per anni il suo padrone, Orazio Alfallipe, con una devozione senza pari, ma anche donna d’affari cinica e spietata, rispettata persino dal capo mafia della zona.
Questa fiaba dolce amara di Simonetta Agnello Hornby ci porta nella Sicilia degli anni Sessanta, una Sicilia sull’orlo del boum economico che mostra tutta la sua bellezza e le sue contraddizioni. Roccacolomba è un topos letterario dove le storie si raccontano nei salotti raffinati ma vengono riportate anche nelle portinerie e nei mercati. Un luogo dove i nobili, ancora legati alla tradizione borbonica con i loro modi affettati, si mescolano all’emergente classe borghese arricchita; dove i ricchi e i poveri si contrappongono, vivendo insieme senza mai davvero interagire, se non attraverso la cortina dei gesti convenzionali dettati dalla tradizione. È un luogo dove la verità e la fantasia si mescolano passando di bocca in bocca, di casa in casa, fino a creare un’aura di leggenda attorno ai suoi protagonisti. E la Mennulara, è un personaggio che a questo gioco si presta, vista la sua riservatezza e il mistero che avvolge la sua vita. Si viene coinvolti non solo dal racconto della sua storia, ma anche dalle opinioni e dai giudizi degli abitanti del paese, passando di pagina in pagina dal considerarla vittima al considerarla carnefice.
Un racconto pieno di brio ed energia, dove l’io parlante varia continuamente e dove il senso di allegria e spensieratezza della calda terra siciliana si mescola con le ombre e l’amarezza della miseria, della mafia e dell’ingiustizia che ancora l’affliggono.
Una storia che sicuramente chi, come me, proviene da un piccolo paese apprezzerà particolarmente, ritrovandosi perfettamente a proprio agio nelle dinamiche di Roccacolomba e del suo telefono senza fili del pettegolezzo.

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