A 43 anni Jasper Gwyn, scrittore londinese acclamato dalla critica e osannato dal pubblico, camminando per Reagent Park ha un'illuminazione. Torna a casa e scrive per il "Guardian" una lista di cinquantadue cose che da quel giorno non farà assolutamente mai più. Una di queste è scrivere romanzi. Il problema è che dopo 12 anni di carriera non è facile smettere di scrivere: quel rito quotidiano di Mr Gwyn, il mettere in fila parole per formare frasi belle e ordinate, una volta inesorabilmente abbandonato, lascia un vuoto e un'angoscia profondi. La necessità di scrivere deve trovare una nuova forma, per non contravvenire la lista, e Mr Gwyn decide, con l'aiuto di un'anziana signora incontrata per caso nella sala d'aspetto del medico in un giorno di pioggia, di diventare un copista, cioè di creare con le parole ritratti di persone. Il rito è particolare e complicato, e solo con l'aiuto di Rebecca, factotum e prima modella di Jasper Gwyn, di un compositore di rumori quotidiani e di un vecchio artigiano di Camden Town (che produce eleganti lampadine dal nome di regine, che producono una luce "infantile" e hanno una vita di trentadue giorni appena), i ritratti possono essere realizzati. Il segreto è riuscire a cogliere l'essenza e lo spirito dei vari avventori disposti a pagare profumatamente per essere "ritratti" dalla penna dello scrittore.
Baricco ci regala una bella storia sulla scrittura e sulla ricerca di se stessi. Si tratta di un romanzo meno complesso (e forse meno ambizioso) di "Oceanomare", ma che si lascia leggere con facilità, conquistando il lettore. Riuscirà Mr Gwyn nell'impresa di ritrarre a parole le persone? E soprattutto, che racconto riuscirebbe a scrivere per noi?
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